La sostanza in Aristotele
« [...] E sostanza è il sostrato, il quale, in un senso, significa la materia (dico materia ciò che non è un alcunché di determinato in atto, ma un alcunché di determinato solo in potenza), in un secondo senso significa l'essenza e la forma (la quale, essendo un alcunché di determinato, può essere separata con il pensiero), e, in un terzo senso, significa il composto di materia e di forma [...] » (Aristotele, Metafisica, 1042a)
In filosofia per sostanza, dal latino substantia, derivazione dal greco hypokeimenon, letteralmente traducibile con "ciò che sta sotto", si intende ciò che è nascosto all'interno della cosa sensibile e che non muta e quindi ciò che propriamente e primariamente è inteso come elemento ineliminabile, costitutivo di ogni cosa per cui lo si distingue da ciò che è accessorio, contingente. Per sostanza, in altre parole, si intende ciò che è causa sui, ovvero ha la causa di sè in se stessa e non in altro.
Il termine "sostanza" viene spesso confuso con essenza: i due termini che rimandano ai due aggettivi corrispondenti di essenziale e sostanziale, nel linguaggio comune significano la stessa cosa: ciò che è fondamentale alla costituzione di ciò a cui ci si riferisce.
In effetti il significato filosofico e l'origine etimologica dei due termini apparentemente simili, è diversa:
il termine sostanza intende la definizione sopra citata, il termine essenza, dal greco ousia, vuol dire ciò che realmente è, ciò per cui una cosa è quel che è anziché un'altra cosa.
Con Aristotele torna l'interesse per la riflessione sulla sostanza che viene trattata per la prima volta nelle Categorie che sono le caratteristiche fondamentali dell'essere.
Esse sono la qualità (ad es:bello o brutto), la quantità (alto, basso) la relazione (vicino, lontano),posizione,condizione,agire, patire, dove, quando, e infine la sostanza (ad es: essere uomo).
Di tutte le categorie la più importante è la sostanza perché tutte le altre la presuppongono, la qualità è sempre qualità di qualche cosa, così la quantità è sempre quantità di qualche cosa e questo qualche cosa è la sostanza per cui essa è il polo di riferimento di tutte le altre: quindi la sostanza-essere non ha un unico significato ma neppure molti significati completamente diversi tra loro ma è il denominatore comune di molteplici significati per cui ogni cosa può essere detta essere in quanto esprime la sostanza.[10] Cosa c'è di comune in tutti questi aspetti della sostanza-uomo? che "è" , quindi la sostanza si identifica con l'essere. Allora se l'essere si identifica con le categorie:
- che sono "divisioni" o "generi supremi" dell'essere
- e le categorie poggiano tutte sulla sostanza
- allora per rispondere alla domanda che cos'è l'essere bisogna rispondere a quella che chiede che cos'è la sostanza.
Egli distingue tre tipi di sostanze:
1) la sostanza sensibile ma eterna (i corpi celesti)
2) la sostanza sensibile ma corruttibile (i corpi del mondo terreno: le piante, gli animali ecc.)
3) la sostanza immutabile.
I primi due tipi di sostanze sono composte da parti diverse e quindi bisogna capire quale di queste parti che le compongono sia quella fondamentale ed ineliminabile. Bisogna allora scegliere tra quattro diverse particolarità di sostanze che sono:
I) il soggetto o sostrato materiale (l'hypokeimenon);
II) il genere (ghenos)
III) l'universale (kathòlou)
IV) l'essenza (ti estì).
Per Aristotele è appunto l'essenza la sostanza in senso proprio, o specie formale immanente in ogni individuo che come sostanza – essenza è altresì sinolo, unione indissolubile di materia e forma.